Appena tornato da Patti, mi accingo a recensire la mia gara (essendo ovviamente di parte....la mia parte nello specifico).
Arriviamo a Patti con largo anticipo, il giusto per evitare di trovare la fila di mezz'ora al bagno....unico bagno "al chiuso" ovviamente (per le piccolezze c'è la natura!). Colazione (per me era la 3° colazione) e sistemazione dell'apparato bici/pilota/barrette energetiche.
Tante facce conosciute ma anche tanta Catania....che qui viene a vincere le corse, più che a godersi il panorama.
Il mio obiettivo di oggi: percorso lungo (132 km, 2000+ metri di dislivello), un allenamento in vista della Nove Colli, ma anche un test importante essendo la prima GF dell'anno (la Ceramica è saltata per cause di forza maggiore).
La giornata è calda, è quel caldo che solo i siciliani possono capire, quel caldo torrido che non ti fa respirare, con il sole a picco sul tuo casco, a rendere tutto più difficile. Un caldo che abbiamo patito interamente, dall'inizio alla fine, essendo partiti alle 10 del mattino. La giustificazione dell'organizzazione è che chi viene da lontano in giornata deve avere il tempo di arrivare. Ok.....ma per una 30ina di persone abbiamo patito in 550. E molti, anche spinti dalla temperatura, hanno scelto il percorso corto (80 km con una sola salita).
I coraggiosi del lungo (non che gli altri non lo siano stati, ma permettetemi di fare un minimo di differenza, almeno per le 2 ore in più di caldo patito) hanno "sopportato" dalle 3.30 (i primi) alle oltre 5 ore di caldo tra i 28° e i 31°. Ma il peggio non è il caldo, ma la carenza di scorte idriche. Gli unici tre ristori sono collocati in punti strategici ma, cosa riscontrata anche lo scorso anno, ci vorrebbe un 4° ristoro in mezzo alla salita che porta a San Piero Patti. Parliamo di una salita di 15 km, spesso fatta in totale solitudine, con poca ombra e asfalto spesso sconnesso. Insomma....un calvario.
Per il resto, e giuro che con le critiche ho finito, le segnalazioni sono ancora scarse. Alla partenza ci è stato detto "ci sono 6 cartelli nell'arco di 200 metri che segnalano che strada prendere per il percorso lungo". I suddetti cartelli erano grandezza foglio A4, scritte rosse sul giallo. Ora, io che in discesa vado a 40 km/h (e non sono uno dei più veloci), come diavolo dovrei leggere un mini-cartello con su scritte una serie di cose assurde. Si, perché invece di esserci la freccia con scritto "lungo", c'erano una serie di informazioni totalmente inutili....bah....stessi errori dell'anno passato (e non sono l'unico che li ha rilevati).
Passiamo alla gara. Partenza puntuale alle 10 del mattino. andatura da subito sostenuta, nonostante la turistica di 7 km. La parte turistica è la cosa più pericolosa di ogni GF. Da 3 a 10 km in cui la velocità è controllata. Che significa andare a 50 km/h nei rettilinei e in discesa per poi frenare di botto ad ogni curva....pericolosissimo, ma molti sembrano non rendersene conto e danno sfogo al loro repertorio di "minchiate". Quello che scatta, quello che cambia in salita, quello che supera nella canaletta laterale, l'idiota che taglia le curve ecc. ecc. (per queste persone servirebbe una patente per ciclisti). Molti non sanno che nelle GF, almeno in teoria, quando si è in gruppo le curve non si tagliano altrimenti quelli dietro vanno a muro. Ma vabbe, la cicloturistica è andata senza incidenti, almeno per me.
La corsa si estende per la SS113, ricca di odiosi "mangia e bevi", si arriva a Capo d'Orlando, e si torna indietro fino a Gioiosa Marea. Tutta questa parte la ho corsa nel gruppo di testa, sfruttando le scie di quei mostri (naturali e OGM ;) che vincono queste corse. Da qui comincia la salita.
Galbato: circa 7 km, pendenza media 6,5%. Posso solo dire che non ho voluto usare la 36, restando su un dignitoso 50/25. Fatta in compagnia di Vincenzo Nicita (lui con una "mtb" stradale). Ovviamente ho perso le ruote dei primi, ma quelli hanno un altro passo (tanto che il primo mi ha preso circa mezz'ora).
La discesa successiva va via in un soffio, la seconda salita, quella di 15 km, inizia senza che me ne accorga (infatti non riesco nemmeno a prendere il parziale). In tutto questo trambusto, mangiare e bere è praticamente un gioco di prestigio. Si rischia di cadere mentre si morde avidamente la chiusura di un gellino o la carta di una barretta. Io comunque consumo litri di acqua. Pur partendo con quasi 1,5 litri, la finisco subito e le scarse risorse idriche non aiutano.
La seconda salita è divisa in due parti, primi 12 km, discesina, tanto per dire che si può riprendere fiato, e poi altri 4 km. In tutto supera i 15 km in effetti, senza acqua. Si forma un gruppetto di 5 persone. Io ho scoperto di avere notevoli difficoltà a capire il catanese, nel senso che anche quando parlavano in italiano avevo serie difficoltà. Ma vabbé, che mancava l'acqua si capiva anche in catanese. Le numerose macchine-scorta non si sono degnate di offrirci un goccio d'acqua (nemmeno quelle espressamente richieste). Durante la salita mi supera Princiotta, provo a tenere il passo, ma le gambe sono stanche e decido di evitare.
Sul finire della salita mi raggiungono alcuni amici della Bici & Bike. Silvano e Sergio. Io comincio a preventivare che mi legneranno sul muro di San Pietro....e infatti. Finita la salita si continua in discesa fino al suddetto muro, circa 1 km con pendenze oltre il 20%, giusto per tornare a casa con qualche crampo in più. Il solito Silvano mi passa nella prima rampa dura del Muro, esattamente come l'anno scorso. Riesco a stare dietro a Sergio, ma probabilmente solo perché è bloccato dai crampi.
Dulcis in fundo, la carenza di cartelli, e i vigili assolutamente inefficienti, mi portano a sbagliare strada sul traguardo (in un posto diverso da quello dove ho sbagliato l'anno scorso!) e ad allungare la mia fatica di ben 100m. Ma alla fine arrivo al traguardo, non tanto soddisfatto della mia performance in salita....c'è ancora da lavorare, ma quest'anno ormai è andata così....è forse è stato meglio ;).
Allego il file del Garmin