venerdì 14 ottobre 2011

La vigilia

La vigilia di una gara importante è sempre stata all'insegna dell'entusiasmo, entusiasmo per il viaggio, entusiasmo per la corsa, entusiasmo di partecipare ad una manifestazione che non si tiene tutti i giorni. Ma questa volta è diverso. I tanti impegni di questo periodo mi hanno tolto quel tempo "morto" che dedicavo alla corsa fuori dalla corsa stessa. Non significa che non ho voglia di correre o che sto attraversando un periodo di "stanca", solo che quando non corro....non corro. Nel senso che la corsa resta fuori dalla mia testa. Rimane il meglio probabilmente, gli allenamenti, la stanchezza, il relax, le gare. Ma l'idea di dover perdere circa 40 ore del mio tempo in viaggi e trasferimenti mi infastidisce. Togliendo le ore di sonno, non più di 7, diventano 33 ore. Togliendo i pasti diventano 30 ore. Vorrei usare la metà di questo residuo temporale per studiare ma so per certo che studiare in treno è difficile, forse riesco nelle 2 ore di aereo. Insomma, non me ne frega nulla del contorno della vicenda, mi può interessare solo la gara, ma la stessa non vale la fatica del contorno. Da oggi decido io dove andare, come e a far cosa. Non mi interessano i campionati, i mondiali, le olimpiadi, le 24 ore e il minuto sprint....corro come e dove mi pare. Del resto, come il 99 % dei runner(s) (ma il sostantivo inglese scritto in italiano si declina al singolare) non percepisco stipendio e corro solo per stare in forma. L'agonismo rimane tutto, ma non mi piacciono le gare lunghe, per me 21 km sono un'infinità e dovendoli correre più piano di un 10000 o un 5000 diventa sistematicamente un calvario. Dovrei provare a pensare ai listini di borsa mentre entro in crisi di fatica al 17° km, ma c'è il rischio che cominci a fare variazioni di ritmo senza un apparente motivo.

La realtà è che sto invecchiando. Molti direbbero crescendo, ma lo direbbero perché vedono nella vecchiaia qualcosa di brutto, da allontanare. Per me non è così. di certo non mi piace invecchiare per quanto riguarda gli aspetti prettamente fisici della vicenda, ma ci sono anche tante cose positive. si diventa più riflessivi, si comincia ad avere il buon senso di fare le proprie scelte da soli, senza appoggiarsi a questo o a quell'amico. La vecchiaia, se accettata non con rassegnazione ma con buoni propositi, è sinonimo di coraggio. Perché si capisce che le cose saranno sempre più difficili. Quello che alle elementari era il sussidiario, all'università diventano un centinaio di volumi ogni forma e dimensione. Mi sembra una metafora adatta al contesto. 

In tutto questo marasma di pensieri la corsa è sempre li, pronta a darmi una mano quando penso "non ce la faccio". Perché se abbatto un record, se corro fino alla sfinimento, posso fare allo stesso modo tutte le altre cose della mia vita. Con la passione si può arrivare oltre ciò che si immagina. Con la passione, e non a caso Gordon la chiamava "avidità", si può essere vincenti sempre e mai appagati, così da poter ambire sempre a nuove vittorie. 


Avidità....nella corsa.....e in tutto il resto

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