lunedì 28 marzo 2011

Un anno con le scarpe da running









E' già passato un anno. Non sembra possibile ma è così. Era fine marzo 2010 quando decisi di correre la Vivicittà nella mia città con tesserino UISP. 12 km in cui avrei deciso se mi piaceva gareggiare o se ero solo un corridore della domenica. Ebbene, in quei 12 km sono riuscito a fare tutti gli errori che può fare un runner inesperto. Sono arrivato stanco alla gara, troppi allenamenti duri nella stessa settimana, il riscaldamento l'ho fatto troppo veloce, sono partito a palla, ho inseguito gente più forte, sono rimasto solo, ho bevuto troppo lungo la gara, ho fatto lo scatto negli ultimi 100 metri. Adesso, pensare a quella gara, mi lascia un sorriso stampato sul volto. E' iniziato tutto da li, come fosse un gioco. La mezza maratona di Messina del 2010 mi ha consacrato su quella distanza. i 21 km ti permettono di pensare al dopo, creano una strategia di gara che va rispettata, pena lo stop forzato. Ed era il 25 aprile lo scorso anno, io ai nastri di partenza col mio bel completino sgargiante senza nessun nome scritto sopra, solo il pettorale. Anche li fu una partenza folle, i primi 5 km li ho praticamente bevuti, i restanti 15 sono stati un po' più dolorosi. Ma alla fine sono arrivato e mi sentivo come se avessi scalato l'Everest (ed è una sensazione che ogni runner conosce dunque non mi affanno a spiegarla con parole terrene che non ne renderebbero al meglio il significato).
Oggi sono qui, corro ancora, e vado molto più veloce dell'anno scorso. Tra 6 giorni la Messina half marathon. La mia gara, non la perderei per nulla al mondo. Consapevole che quest'anno la correrò con uno spirito diverso, per battere gli avversari e fare il tempo. Ma rimane sempre la gara di casa, ed è un amore che non si può cancellare. L'unico diploma che ho stampato e appeso è stato proprio quello della mezza di Messina dello scorso anno. Accanto a quello adesso appenderò quello della mezza di quest'anno, non per il tempo o la posizione. Solo per dire "Ho corso nella mia città!".


lunedì 21 marzo 2011

Una mattina di relax

Dopo giorni passati a studiare, col tempo che non permette di prendere la bici ma solo di correre, anche una mattina sola in sella può regalare momenti indimenticabili. L'ultima volta che ho preso la mia adorata Cannondale è stato giovedì 17. Abbiamo festeggiato i 150 anni dell'Italia con un'uscita lunga, Messina-Pellegrino. 100 km sotto un sole primaverile, segno che le fredde e buie giornate invernali stanno finendo. 

E oggi, primo giorno di questa primavera 2011, finalmente riprendo la bici in una giornata che, in effetti, può ben dirsi primaverile. Sole, qualche nuvola, leggera brezza. Verso le 9 sembrava dovesse piovere ma poi il cielo si è schiarito e mi ha fatto pedalare in santa pace. Dopo i 22 km di ieri tirati inutilmente come fossimo in gara per colpa di qualcuno che non sa ben distinguere le corse con pettorale da quelle senza ;) oggi ho rischiato in bici. Avrei dovuto defaticare ma la bicicletta mi spinge a correre e così è stato alla fine. Parto alla volta di Villafranca (tanto per cambiare) senza avere una meta precisa, voglio fare salite, ma non so da dove salirò, intanto pedalo. Supero la prima via per le salite (la nostra città ci permette di costeggiare il mare e di scegliere da dove salire, ottimo per allenarsi in bici). Continuo sempre intorno ai 30 km/h, di poco sopra mano a mano che la gamba si riscalda. Le prime rampette sono sempre quelle della salita di Acqualadrone, poca cosa ma basta a scremare un gruppo in corsa. Arrivo al bar di Spartà, meta prescelta di solito per fare colazione. Sto quasi per proseguire quando decido che quella è la mia salita.....e via su per le Masse, arrivo a Faro Superiore e sto bene, in salita vado (nonostante le gambe stanche). Decido di fare tutte le Masse e alla fine torno sulla SS113. Riparto in pianura alla volta di Villafranca, ripeto le rampette di acqualadrone (stavolta con la corona grande e a ritmo più brillante). Continuo fino a Villafranca, adesso si viaggia più veloce, un bel tratto lo faccio tra i 45 km/h e i 48 km/h (praticamente a tutta, ma è un pezzo di strada che si presta). Poi torno normale e mi riassesto sui 33 km/h fino alla meta. Villafranca e torno indietro, ho voglia di un'altra salita...sono indeciso, Gesso o Salice. Mi ancora un po' di pianura dunque scelta obbligata, si va per il Salice. Prendo la salita un po' troppo forte e la sento quasi da subito, allento il tiro e in poco tempo mi sono ripreso. Continuo a salire, soffrendo un po' negli strappi. Alla fine il GPM e il cronometro che si ferma a 27'58'', 8,72 km, media di 18,7 km/h. Cavolo, non pensavo di stare sotto la mezz'ora, e non ero nemmeno al 100 % della forma. Metto il gilet (tira un po' di vento e devo cominciare la discesa) e mollo i freni nella discesa di San Michele che mi porta a Giostra e poi a casa. 

Chiudo l'allenamento odierno con un giro strano, anche se fatto nelle strade della zona ormai battute e ribattute. Tra salite e discese ho collezionato 73 km con 1030 metri di dislivello e una media finale complessiva di 27,5 km/h. E pensare che ero uscito per defaticare!

martedì 15 marzo 2011

Etna Half Marathon

Era ottobre 2010, una fredda e piovosa domenica di ottobre 2010, quando mi accinsi a correre la mia prima mezza "preparata". Per preparata intendo con ripetute e medi da stirare il collo. La prima mezza in cui "fare il tempo". La mezza da PB. L'esordio agonistico di un atleta. Quel giorno ero teso come una corda di violino. Dovevo viaggiare a 4'15''/km, dovevo chiudere in 1h30m. Alla fine, soffrendo tanto, sono riuscito a finire in 1h30h37m. Adesso torno a Catania, in un periodo un po' diverso (hanno spostato la data) e ho un tempo da mantenere, quello di Roma.....1h23m26s, non un secondo di più. Ma fare meglio non è certo una brutta cosa, ci si prova sempre del resto. In queste settimane sto pensando poco alla corsa e allo sport in generale. Sono molto più concentrato sullo studio e forse alla fine è meglio così. La mia testa è li dove deve essere, e il mio corpo continua a rispondere quando metto le scarpette. Adesso sembra che io abbia raggiunto l'equilibrio. Fuori dalla pista sono lo studente di giurisprudenza che si fa il mazzo. Ma adesso che si avvicina Catania comincio a pensare alla gara, comincio a pensare a come correrla, comincio a pensare che potrei non riuscire a mantenere il mio tempo. Qualche paura c'è sempre, ma non bisogna cedere di un millimetro. Andrò li e dimostrerò che quel tempo è mio e nessuno lo potrà più mettere in dubbio (non che l'abbiano fatto). Catania sarà la mia conferma.

sabato 5 marzo 2011

La mia Roma-Ostia

Finalmente la Roma-Ostia 2011 è andata! E nel migliore dei modi anche. Sabato 26 la partenza in macchina da Messina. Viaggio lungo ma obbligato dagli spostamenti post-gara in Umbria. Le previsioni ci avevano avvisato e puntualmente tra Calabria e Basilicata troviamo la neve. Si passa dalla statale per non rischiare e il viaggio diventa più lungo. Siamo io e Roberta, la mia ragazza, io guido e lei mi fa da navigatore. Finalmente si arriva a Roma, sono circa le 15.30. Vado direttamente all'expo per ritirare il pacco gara e lì incontro parte della mia squadra. La Forte Gonzaga (asd di Messina) ha partecipato con 21 atleti alla Roma-Ostia, numericamente la maggior società siciliana a non mancare al grande appuntamento del 27 febbraio. Faccio un giro per l'expo, compro anche un paio di scarpe (prezzi uguali a quelli di internet). Sinceramente mi aspettavo qualcosa di meglio. Invece poca roba, pochi espositori e poche manifestazioni per un evento che attira nella Capitale 12000 persone. Ma vabbè, ci accontentiamo, del resto siamo qui per correre. Si va in albergo, doccia e riposo e poi arriva l'ora di cena. Il pasto serale prima di una mezza maratona è sempre un momento speciale, ognuno lo vive a modo suo, anche io ho il mio rituale ma questa volta, causa la trasferta, ho dovuto farne a meno. Sono riuscito a mangiare gli stessi alimenti che mangio a casa anche se la qualità era meno che pessima. Pasta in bianco (scotta e fredda) e petto di pollo con patate (questo era buono). Finita la cena si fila a letto, il giorno dopo la sveglia suona alle 6.30. DRRRRIIIIIIIIIIIIIIN! è già ora. Roberta dorme ancora, io mi alzo, mi lavo e mi preparo (avevo sistemato tutto la sera prima in modo da non dimenticare nulla il giorno dopo). Scendo a fare colazione, c'è già qualcuno, altri fanno colazione in camera, altri ancora stanno male prima di cominciare. Salgo in camera e vado in bagno, può sembrare un dettaglio insignificante e anche un po' schifoso, ma quando si devono fare 21 km a 4'/km diventa fondamentale essere....diciamo così....liberi da pesi inutili ;)
Si arriva al Palalottomatica a piedi, l'albergo è vicino. Ci cambiamo, siamo tra i pochi a correre in canottiera, io mi concedo il lusso di un paio di guanti leggerissimi. Cominciamo a riscaldarci, siamo io e Dario, compagni di ritmo e di gara. Prima onda, terza griglia, davanti a noi circa 3000 persone. Io ho il pettorale 1384. Intorno a noi tanta gente che non sembra forte, probabilmente noi facciamo la stessa impressione. Non mi importa, facciamo la nostra corsa. I pacemaker dell'1h 24' sono davanti alla seconda griglia, bisogna agganciarli il prima possibile. Partono le bike degli atleti diversamente abili e c'è uno smottamento. Dario sfrutta il momento e guadagniamo posizioni già prima di partire. Adesso siamo vicini a pacemaker, vedo Birillo! 
é un attimo e parte la folla, all'inizio è una corsa a ostacoli, attenti a non inciampare ci piazziamo dietro ai pace scelti come obiettivo. L'inizio è veloce, 3'55'', si aumenta ora per rallentare in salita. Molti si lamentano per la velocità, non hanno il tempo nelle gambe. Finita la salita si comincia a tirare il fiato, io mi piazzo davanti, accanto ai pace, dal km 11 al 16 sono in stato di grazia. Al km 16 Dario vuole aumentare e mollare i pace per andare solo al traguardo, cerco di convincerlo ad aspettare il km 18 o almeno il 17 ma lui non vuole saperne, è in forze e accelera. Gli vado dietro ma ho paura a tenere i 3'50'' fino alla fine e lo lascio andare, rimango sempre tra i 3'55 e i 4'00 al km. La fine è il solito calvario, Ostia non arriva mai e tutti aumentano il ritmo negli ultimi due km per guadagnare qualcosa, magari quello che hanno perso in salita. Io arranco un po', sono stanco e mi fa male la gamba destra, ma resisto e ogni tanto rilancio il ritmo. Finalmente arrivo sul lungomare, sento lo speaker pronunciare "1 ora e 21" e mi faccio due conti, ci sono ancora 500 metri da fare, sono sotto il tempo che mi ero prefissato (che era 1h24m30s). Stanco dei sorpassi scatto agli ultimi 100 metri e recupero circa 10 posizioni. Click sul Garmin....è finita....1h23m26s. Sono contento e stanco morto. Qualcuno offre gelati ma io prendo solo il thè caldo e dopo un po' mangio la cioccolata del pacco gara. Sono il terzo della mia società. Antonio ha chiuso in 1h22m06s e si mangia le mani per non aver toccato l'ora e ventuno. Dario alla fine mi ha anticipato di 27 secondi, chiude alla grande in 1h22m59s (per un pelo). Gli altri fanno quasi tutti bene, alcuni stavano male prima di partire e non ci si aspettava la prestazione. 
Unica nota dolente il ritorno. Una città come Roma per una manifestazione come la Roma-Ostia non può lasciare a piedi 12000 corridori che per alloggiare pagano anche 3 euro a testa in più di tassa turistica!