mercoledì 23 febbraio 2011

Visita agonistica

Sono appena tornato dallo studio del cardiologo. La visita agonistica è andata magnificamente e il medico (dott. Todaro) come sempre è stato impeccabile! Il cicloergometro ha girato per circa 30 minuti, forse troppo poco riscaldamento per i miei standard ma va bene. I watt massimi dell'anno scorso erano circa 340, quest'anno sono arrivato a 380, notevole miglioramento. Ma la cosa migliore è che 380 watt li ho sviluppati senza arrivare alla FC max, ero 10 battiti sotto (più o meno). Questo, secondo il dottore, significa che ho del potenziale inespresso. Sembra una cosa buona ma le gambe mi facevano un po' male e il carico era diventato un po' elevato. Di certo sarei arrivato a 400 netti con una bici e in assetto da gara (il cicloergometro è una sorta di cyclette dove non ci si può piegare più di tanto e dunque la spinta non è ottimizzata). Complessivamente soddisfatto anche della spirometria, ho un'ottima capacità polmonare (ma questo lo sapevo già XD). Tra sei mesi vorrei rifare la visita però questa volta sul tappeto così vediamo cosa esce dall'esame in corsa!

venerdì 18 febbraio 2011

Il tempo

La cosa bella del ciclismo e del running è che sono sport da praticare all'aria aperta. Certo questo ha delle controindicazioni. Adesso ad esempio guardo fuori dalla finestra e vedo il cielo grigio, tendente al nero. Fino a un paio di ore fa pioveva e il tutto era accompagnato da saette e tuoni. Questo tempo farebbe di certo desistere molti dall'uscire in qualsivoglia tenuta e dal fare un qualunque tipo di allenamento. Molti, ma di certo non me! 
Oggi alle 18:30 sarò al campo come ogni giorno dispari. Mi aspetta un singolare allenamento che di certo non si sposa bene con le condizioni meteorologiche: 800 m + 4000 m + 800 m + 4000 m + 800 m. Gli 800 a 3'45'' e i 4000 a 4'00 (ma saranno di certo più veloci) con recupero 2'00 in souplesse. La prima corsia sarà di certo allagata, ma che importa?! Siamo uomini duri (sigh!)

venerdì 11 febbraio 2011

Il campo di atletica all'ora di pranzo

Non mi capita quasi mai di correre all'ora di pranzo, spesso mi capita di essere in bici ma il running preferisco farlo la sera. Oggi, per comodità e per avere un maggior recupero in vista della bici di domani mattina, sono uscito alle 12 circa. Il programma prevedeva 50' di riscaldamento a 5'/km seguiti da 10 giri di pista facendo 100 metri in allungo e 100 in souplesse. Allenamento che non gradisco per niente ma se si deve fare si deve fare. I primi 20 minuti di riscaldamento li faccio in strada, tra salite e macchine in doppia fila. Da subito mi accorgo che c'è caldo, nonostante sia ancora febbraio qui in Sicilia ci sono circa 16 gradi. Io sono in maniche lunghe e ho addirittura un cappellino in cotone pesante. Comincio a sudare da subito. Arrivo al campo per fare i restanti 30' prima dell'inizio dell'allenamento e mi confronto con la "fauna" presente intorno alle 12.30. Tre soggetti un po' strani, quello in mezzo ha proprio l'aria da tagliagole e parla in continuazione utilizzando il tipico dialetto "volgare" della zona, i due che sono con lui lo fiancheggiano da entrambi i lati. C'è una jeep dei carabinieri parcheggiata poco lontano tanto che mi viene d pensare che il tizio in mezzo sia un galeotto cui è stato concesso l'allenamento fuori dalla casa circondariale. Ma probabilmente sono solo pensieri di uno che si rompe le scatole ad allenarsi da solo. Distolgo l'attenzione da questi tre soggetti e comincio a concentrarmi su un altro ragazzo, questo lo conosco. Gareggia anche a buon livello e in un paio di gare me lo sono trovato accanto. é alla sbarra a fare esercizi, non capisco se ha finito o deve cominciare, potrei affiancarmi a lui se partisse, ma ha tutta l'aria di uno che non deve correre dunque lascio perdere e continuo in solitaria. Ci sono un paio di persone (joggers più che altro) che girano in controsenso (si le piste di atletica hanno un senso, è quello antiorario) e mi infastidiscono ma mi faccio gli affari miei e non dico nulla. Finito il riscaldamento devo cominciare il lavoro. Da subito diventa pesantissimo, le gambe sono pesanti e il fiato non è al massimo. Il caldo non aiuta di certo. Quando sono al giro n° 8 spunta un tizio con maniche lunghe e fuseaux lungo......"ma questo è pazzo!" penso nella mia testa. Io sto morendo di caldo e lui spunta con i pantaloni lunghi e per giunta sta facendo un medio o delle ripetute lunghe in prima corsia dunque non è che sta andando pianissimo, perchè il pantalone lungo???? Sento ancora più caldo. Fortunatamente per fare il lavoro ho tolto il cappellino di cotone altrimenti sarei morto. 

Finisco e tiro un sospiro di sollievo, defatico fino a casa (circa 10 minuti dal campo) e faccio 10 minuti pieni di streatching.....il momento più bello di questo allenamento. Rivalutando la giornata penso "ma come cavolo facevo ad allenarmi sempre solo prima di tesserarmi con la mia attuale società????" MISTERI.

giovedì 10 febbraio 2011

Quando si dice fondo lento....

...non lo si riesce mai a fare. Ci sono riuscito si e no una decina di volte da quando ho iniziato a correre (quasi un anno), in bicicletta è ancora peggio. Le gambe girano sole e ti ritrovi che stai facendo agilità a 33 km/h quando volevi andare più piano. Andare piano alla lunga stanca, è vero, ma un allenamento di fondo è un allenamento di fondo, non è un medio, non è un corto veloce, non sono frazioni veloci intervallate da frazioni lente. Se si deve fare fondo in corsa si deve andare a 5'/km (almeno io mi aggiro su quel ritmo). sistematicamente finisco con l'andare tra i 4'40'' e i 4'30'' con pezzi in cui si toccano i 4'20''. E' un altro allenamento in sostanza. Ma quando non si è soli non si può prescindere dall'altrui ritmo. Se Antonio accelera mentre stai parlando con lui, o fai lo stesso e continui il discorso o lo molli e interrompi bruscamente la discussione. Si accelera senza rendersene conto. Tutto sommato un allenamento lento di atletica lo digerisco più volentieri che in bici. La corsa lenta è davvero riposante e il fatto di stare 2 ore a "passeggiare" senza preoccuparmi del ritmo è anche una fuga dallo stress quotidiano. Ma in bici tutto questo è inesistente. Un allenamento di fondo significa almeno 3 ore in sella andando a ritmi soporiferi. E se questo può andar bene in pianura (quando si è soli perchè in gruppo si accelera per forza di cose) appena arriva il primo strappo non si riesce (almeno io) a non alzarsi sui pedali e a non spingere. La salita mi aizza, specialmente se è breve. Lo strappetto vuole essere aggredito, non concepisce che lo si percorra a ritmo di fondo lento. 

Dunque il fondo in bici diventa spesso qualcosa di diverso, diventa un medio fondo o addirittura si converte in una corsa senza freni. Purtroppo (o per fortuna) i percorsi della nostra zona sono pieni di saliscendi. Trovare una strada in pianura lunga km (stile pianura padana) è quasi impossibile. Forse in quelle zone pianeggianti il fondo lo digeriscono meglio proprio perché non hanno i cambi di ritmo forzati. Ieri ad esempio ho fatto 1h15'' in bici. Sono uscito rischiando perché la sera stessa avevo un allenamento di atletica abbastanza duro (ripetute sugli 800 e sui 1500). Ma era troppo tempo che non usavo la bici da corsa dunque sono uscito lo stesso. Andata: circa 15 km di agilità intorno alle 110 rpm (rotazioni per minuto, sarebbero le pedalate), ultimi 2 km con intervalli di 30'' sui pedali e 30'' agilità seduto per recuperare.
Ritorno: 10 km circa di strada libera dal traffico tra i 36 e i 40 km/h, poi agilità intorno ai 28/30 km/h per recuperare. La mia intenzione era tenerli fino a casa, ma mi ero dimenticato di un piccolo particolare. Sulla via del ritorno ci sono lavori e la strada è interrotta, il litorale non si può fare e si deve salire sulla Panoramica, strada piacevole e veloce ma di certo non pianeggiante dato che è ricca di salite e discese contenute ma spaccagambe. Per arrivare sulla Panoramica c'è da fare un pezzo di circa 150 metri con pendenza media 8%, uno strappetto insomma, niente di che. Ma quando si viene da un'uscita dura, che sia fondo, medio o corsa folle, 150 metri con 8% medi sono sempre una fatica bestiale. Comunque rassegnato salgo agile e sbuco in panoramica, stradone largo che mi invoglia. Seconda frazione veloce intorno ai 37/40 km/h considerando anche le salite. All'ultima salita soffro perché lo scollinamento è in una galleria e non si riesce a vedere quello che c'è dopo, sembra di entrare nella bocca dell'inferno. Superato anche quel tratto comincia una discesa e poi quasi tutta pianura veloce fino a casa. Mi faccio altri 3 km circa a 37 km/h e poi agile fino a casa. 

Un'uscita molto nervosa insomma, avrei potuto fare fondo, ma perché annoiarsi per più di un'ora quando ci si può divertire?

venerdì 4 febbraio 2011

Verso la Roma-Ostia

In questo periodo gli allenamenti non si contano nemmeno, si tratta di faticare almeno 5 volte a settimana senza se e senza ma. Non solo corsa ma anche bici, e probabilmente è l'alternanza tra le due che mi permette di non annoiarmi mai. Ho scoperto che allenarsi con degli obiettivi a breve termine è molto stimolante, tutta la mia precedente attività fisica ruotava attorno allo stesso allenamento tre volte a settimana. non andavo avanti e non potevo toccare con mano i risultati, questo mi ha portato a mollare le arti marziali. La forma mentis mi è rimasta però. Eseguire gli esercizi previsti e soffrire fino alla fine, certo che se poi si possono apprezzare i risultati sul campo è tutto più semplice. La prossima sfida sarà la Roma-Ostia, la mezza maratona più partecipata d'Italia. Il tempo da fare è già prefissato, speriamo veramente di riuscire a realizzare anche quest'impresa. C'è una certa tensione ad ogni allenamento chiave, in pista i dubbi si possono risolvere ma possono anche venire, ed in quest'ultimo caso c'è un grosso problema. Capisco il perchè alle volte (molto spesso in verità) si tende sempre a fare più di quello che è stato previsto, completare un medio a 3'55'' quando sulla carta doveva essere fatto a 4'/km è un'iniezione di fiducia notevole. Ma bisogna avere fede nei programmi che, analizzati oggettivamente, sono fatti con criterio e attenzione. E questo lo si deve al nostro allenatore, Mario, che (non per fare il lecchino perchè non ne avrei bisogno) ci crede in dei tempi che possono sempre essere migliori, migliori per tutti, anche per chi crede di aver raggiunto il suo limite. Ma va bene così in fondo, le insicurezze vanno combattute, e se per molti il sistema è andare più veloce di quanto è scritto io mi adatto pur essendo abbastanza sicuro già così. 
A Roma io e il mio compagno di ritmo (anche lui si chiama Dario) saremo soli, fortunatamente Antonio e Carlo partono in una griglia diversa, se fossimo partiti insieme io e Dario avremmo buttato via mesi di allenamento andando dietro a loro e scoppiando prima del dovuto. Quello che dobbiamo trovare è il signor pace maker del nostro ritmo (che non dichiaro per scaramanzia anche se si capisce dagli allenamenti che facciamo). Roma è un'incognita, non sappiamo cosa troveremo, se i primi km riusciremo a correre e non a passeggiare per il traffico, non sappiamo come arriveremo alla famosa salita del camping e non sappiamo quanto riusciremo ad accelerare arrivati alla discesa verso Ostia. Una cosa è certa, io potrò anche arrivare morto alla fine del 21esimo km, ma la volata dei 100m finali è la mia specialità e non ho intenzione di rinunciarci. Le gambe e il cuore dovranno collaborare! 
Roma è il primo traguardo verso tempi molto più bassi, quelli che io definisco "tempi d'atleta", in pratica i tempi sotto 1h30m sulla mezza maratona. Non so a quanto posso arrivare e in ogni caso voglio arrivarci per gradi. Voglio assaporare ogni singolo minuto rubato al cronometro e godermi l'evoluzione della mia corsa. 

martedì 1 febbraio 2011

100 Metri....vincenti!

Sera in pista, voglio correre i 100m mai provati! Mi avvio incerto e un po' goffo all'inizio della corsia, mi posiziono forse senza alcuna tecnica, ma provare ad essere professionale mi rende più sicuro. Alzo la testa, i muscoli della schiena si irrigidiscono, le dita premono sul terreno, i nervi pronti allo scatto, il cuore già in subbuglio. Guardo davanti a me, due rotaie illuminate nel buio della pista. Ancora pochi secondi. VIA! Le ginocchia altissime, le braccia schizzano su e giù, iperventilazione dopo pochi metri. Mi sento osservato, "probabilmente mi deridono", non mi importa, IO STO VOLANDO! Le gambe pesantissime, respiro come una vecchia locomotiva, il sudore scorre sulle braccia. Il traguardo è lì, un ultimo sforzo. È incredibile quanto siano lunghi 100m. Spingo con tutto il corpo. FINE! Impossibile, ci deve essere un errore, per me 13 secondi sono davvero pochi, mi è sembrata una corsa di una vita. Mi accerto: sono 13. Torno a casa col sorriso e quello scatto nel cuore!

Questa è la lettera che ho inviato qualche mese fa a Runner's World. Non pensavo di poter vincere il premio del mese di dicembre ed invece la corsa mi ha fatto un bel regalo di Natale. Oltre agli abiti che ho vinto (meravigliosi capi tecnici della BVSport) c'è la gioia e la soddisfazione di essere pubblicati su un giornale a tiratura nazionale, molto famoso e per giunta la prima volta che invio una lettera ad un giornale. Ho fatto centro al primo colpo! Il bello è che la lettera racconta un'esperienza veramente vissuta. Correvo da circa due mesi, se non ricordo male non avevo ancora corso la mezza di Messina. Una sera, a fine allenamento, decido di provare questi 100 metri che mi hanno sempre incuriosito. Dico alla mia fidanzata di cronometrarmi e davvero le sensazioni sono state quelle descritte. Quei quattro ragazzi seduti sugli scaloni del campo che ridacchiavano e io che con lo sguardo li osservavo mentre le mie gambe giravano all'impazzata. Stranamente ricordo perfettamente i momenti in cui sono in preda alla fatica, al dolore, alla stanchezza. Ricordo perfettamente le gare, i sorpassi, le salite e tutto quello che riguarda i momenti clou degli allenamenti. Ma non riesco a ricordarmi cosa ho mangiato ieri a pranzo. E' proprio il caso di dirlo, nella sofferenza si formano le verità di un uomo. Si comprendono tante cose che ci sarebbero altrimenti sconosciute. Si conoscono i propri limiti e si ha l'occasione di superarli. Si capisce cosa si desidera e come lo si vuole ottenere, se con uno scatto improvviso o con gradualità. E' tutta una metafora della vita.