sabato 29 gennaio 2011

Traguardi

Tante volte mi sono chiesto quali sarebbero stati i traguardi da me raggiunti, e non solo nello sport. Tutt'ora non sono riuscito a darmi risposta. Purtroppo credo che questa situazione non durerà per sempre, adesso "faccio" lo studente a tempo pieno e ho il tempo di allenarmi come e quanto voglio. Ma già tra due anni la musica dovrà cambiare e dovrò trovare il tempo di correre o andare in bici districandomi tra gli impegni di lavoro. Con tutta la disoccupazione che c'è in Italia parlare così può sembrare un insulto a chi il lavoro lo cerca e non lo trova, ma non è affatto così. La mia voglia di lavorare è tanta, molto più di quella che ho quando studio cose che so non mi serviranno mai nella mia professione. Ma oggi, anzi ormai da due anni, mi sono reso conto di quanto sia importante avere del tempo libero, anche solo per riflettere su quello che si è, e non essere risucchiati dalla vita. Fino a due anni fa la mia idea lavorativa era l'avvocato commercialista in un grande studio, uno di quelli dove ti pagano un botto e dove lavori anche 15 ore al giorno dormendo in ufficio. Ricordo che formulavo pensieri di questo tipo: "Con tutti quei soldi posso comprarmi tutte le biciclette che voglio". Adesso però mi rendo conto che quelle biciclette non avrei il tempo di usarle. E probabilmente non avrei il tempo di fare nulla. Anche io sono arrivato a pensare che i soldi non sono tutto, ciò non significa che non ne desideri una barca (come un po' tutti alla fine). Penso che il lavoro migliore sia quello equilibrato, pagato il giusto, in cui ci si impegna ma che dia respiro. Non voglio essere uno di quelli che pensano solo al lavoro, vorrei poter avere delle passioni anche tra 10 anni e vorrei poterle coltivare non solo saltuariamente. 
Ho parlato del lavoro perchè probabilmente per me è come un traguardo, un sogno che si realizza, cominciare a lavorare significa cominciare a pensare diversamente alla vita, cominciare a preoccuparsi delle cose serie e non delle stupidaggini. Ma ancora per 1 o 2 anni di certo non avrò di questi problemi. 

E i traguardi sportivi invece? quelli che fino ad ora ho conquistato fanno parte del mondo del running dove ho speso più tempo ed energie, la bici resta la mia passione, ma è davvero impensabile gareggiare come deve in un ambito dove c'è gente che non fa altro che allenarsi dalla mattina alla sera. E' un gioco al massacro. Nella corsa contano i tempi, si corre spesso soli con se stessi (da qui il titolo di questo blog). Nel running il traguardo è dentro la propria testa, lo si desidera, lo si studia, lo si conosce e alla fine lo si raggiunge con la volontà e l'impegno. Quando ho iniziato a correre la prima cosa che ho fatto è stata cominciare a girare per il web, trovando vari siti specializzati ed il fantastico runningforum.it che mi ha aiutato non poco. La prima gara, la Vivicittà, era lunga 12 km e si correva in una delle principali arterie della mia città, Via Garibaldi. 5 giri con leggera pendenza da un lato e leggera discesa dall'altro, la cosa peggiore per un principiante che non si regola con le proprie velocità. Parto senza orologio, all'epoca non lo usavo, correvo, come si dice in gergo "a sensazione" (che per me significa partire sparato e resistere soffrendo come un cane fino alla fine). Chiusi quei 12 km in 56 minuti se non ricordo male. Arrivai al traguardo con una faccia paonazza e sofferente. Ricordo perfettamente che gli ultimi 200 metri li feci in compagnia di un signore alto e con i baffi, a fianco a lui ero pronto per dar battaglia e non farmi superare sul più bello. Rimasi sorpreso quando mi disse una cosa tipo: "Tu sei giovane, VAI VAI!!!" e continuò a urlare fino a che non passai la linea del traguardo con uno scatto forse troppo azzardato. Quel signore lo rividi molto tempo dopo al campo di atletica, che ormai è diventata la mia dimora abituale, era il presidente della sezione provinciale della Fidal (ma lo scoprii molti mesi dopo). Da li è cominciato tutto. Mollai bruscamente le arti marziali, passione che mi accompagnava da circa 15 anni e mi dedicai alla corsa anima e corpo, accantonando a volte lo studio e la vita privata. Il 25 aprile (2 settimane dopo la Vivicittà) si correva la mezza maratona di Messina, ci volevo provare. Cominciarono gli allenamenti serrati, senza alcun criterio probabilmente, ma ogni settimana facevo un lungo dai 17 ai 21 km con in mezzo salite lunghe e devastanti. Sempre senza orologio (se ci penso adesso mi viene davvero da ridere). Arrivai alla gara completamente stanco, ma ancora non lo sapevo. Pronti, via! I primi 5 km va tutto bene, si entra nella zona militare della madonnina del porto. Affianco un ragazzone con completino nero, c'è scritto ASD Forte Gonzaga. Camminiamo a fianco senza guardarci, io lo studio, non so se lui fa lo stesso. Usciti dalla marina lui continua e io devo rallentare, comincia il mio calvario e siamo solo a 12 km. Quel ragazzo si allontana col suo passo, non ci siamo neanche presentati. Dovrei avere una foto di quel giorno. Eccola! Io ovviamente sono 
quello con la maglia sgargiante, guardo verso il fotografo. Oggi guardo questa foto e penso che il destino esiste. Perchè? Il fotografo è diventato il mio allenatore, e il ragazzo accanto a me è un mio compagno di squadra e carissimo amico. Incredibile la vita. Ma la gara continua e io devo fare i conti con gli atroci dolori, non avevo abbastanza fiato e ho dovuto rallentare. Prima del giro di boa incontro mio papà che era tornato dalla sua uscita in bici domenicale. Mi affianca e mi fa compagnia con la bici. Arrivati vicino al giro di boa devo camminare, non ho più fiato. Mio padre mi dice di ritirarmi se sto male. Non l'avesse mai detto, non sa che l'orgoglio è più forte e mi spinge a continuare anche in preda alle sofferenze più atroci. Passo il giro di boa e torno verso il traguardo. A circa 2 km mi affianco a un signore (forse era un altro mio attuale compagno di squadra ma al 17° km non ero più presente a me stesso dunque non ricordo con precisione) che non si vuole fare superare. All'ultimo km mando via mio padre che continua a parlare, voglio concentrarmi, sono quasi arrivato e il signore non molla, io mi sento un po' meglio e allungo il passo. Ad un certo punto, pur di non farsi superare si affianca così tanto che le nostre braccia si toccano.....è il momento. Scatto verso il traguardo e lo lascio di stucco, non se lo aspettava. Sorpresa! Prima mezza maratona della mia vita chiusa in 1h 47 minuti. Più tardi avrei fatto molto di meglio.

1 commento:

  1. Gran bel post. Per inciso, mi sto avvicinando anche io alla corsa con un passato da sedentario. Probabilmente ci saremo anche incrociati all'ex GIL (se vai lì)! Spero tra un anno di riuscire a guardare al passato come stai facendo tu adesso.

    Saluti!
    Giuseppe.

    RispondiElimina