martedì 1 febbraio 2011

100 Metri....vincenti!

Sera in pista, voglio correre i 100m mai provati! Mi avvio incerto e un po' goffo all'inizio della corsia, mi posiziono forse senza alcuna tecnica, ma provare ad essere professionale mi rende più sicuro. Alzo la testa, i muscoli della schiena si irrigidiscono, le dita premono sul terreno, i nervi pronti allo scatto, il cuore già in subbuglio. Guardo davanti a me, due rotaie illuminate nel buio della pista. Ancora pochi secondi. VIA! Le ginocchia altissime, le braccia schizzano su e giù, iperventilazione dopo pochi metri. Mi sento osservato, "probabilmente mi deridono", non mi importa, IO STO VOLANDO! Le gambe pesantissime, respiro come una vecchia locomotiva, il sudore scorre sulle braccia. Il traguardo è lì, un ultimo sforzo. È incredibile quanto siano lunghi 100m. Spingo con tutto il corpo. FINE! Impossibile, ci deve essere un errore, per me 13 secondi sono davvero pochi, mi è sembrata una corsa di una vita. Mi accerto: sono 13. Torno a casa col sorriso e quello scatto nel cuore!

Questa è la lettera che ho inviato qualche mese fa a Runner's World. Non pensavo di poter vincere il premio del mese di dicembre ed invece la corsa mi ha fatto un bel regalo di Natale. Oltre agli abiti che ho vinto (meravigliosi capi tecnici della BVSport) c'è la gioia e la soddisfazione di essere pubblicati su un giornale a tiratura nazionale, molto famoso e per giunta la prima volta che invio una lettera ad un giornale. Ho fatto centro al primo colpo! Il bello è che la lettera racconta un'esperienza veramente vissuta. Correvo da circa due mesi, se non ricordo male non avevo ancora corso la mezza di Messina. Una sera, a fine allenamento, decido di provare questi 100 metri che mi hanno sempre incuriosito. Dico alla mia fidanzata di cronometrarmi e davvero le sensazioni sono state quelle descritte. Quei quattro ragazzi seduti sugli scaloni del campo che ridacchiavano e io che con lo sguardo li osservavo mentre le mie gambe giravano all'impazzata. Stranamente ricordo perfettamente i momenti in cui sono in preda alla fatica, al dolore, alla stanchezza. Ricordo perfettamente le gare, i sorpassi, le salite e tutto quello che riguarda i momenti clou degli allenamenti. Ma non riesco a ricordarmi cosa ho mangiato ieri a pranzo. E' proprio il caso di dirlo, nella sofferenza si formano le verità di un uomo. Si comprendono tante cose che ci sarebbero altrimenti sconosciute. Si conoscono i propri limiti e si ha l'occasione di superarli. Si capisce cosa si desidera e come lo si vuole ottenere, se con uno scatto improvviso o con gradualità. E' tutta una metafora della vita.

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